“Et quando ce untamo con questo unguento, solemo dire:
sopra acqua e sopra vento portame alla noce de Benevento…”
Dopo aver pronunciato questa formula, la janara vola via verso un luogo misterioso. L’appuntamento è ai piedi di un altissimo albero di noce, intorno al quale le streghe si riuniscono per incontrare il maligno e compiere rituali di magia nera, pratiche diaboliche e cerimoniali blasfemi. Siamo lungo le rive del fiume Sabato, in un punto non meglio definito della provincia di Benevento.
È questo il luogo dove la notte di San Giovanni, il 24 giugno, si riuniscono le janare: donne malefiche, creature pericolose e temute, streghe malvagie, seguaci di Satana. La storia di questo gruppo di streghe campane è molto antica ed è legata al culto di Diana, la dea della caccia venerata nell’antica Roma, le cui discepole prendono il nome di dianarie (devote di Diana) da cui deriva il termine janare. Nel corso del Medioevo numerose denunce di presunta stregoneria hanno portato al rogo migliaia di “streghe” che, secondo la leggenda, sono ritornate per fare pagare le torture subite alle future generazioni. La tradizione popolare ci ha tramandato racconti ricchi di particolari inquietanti. Secondo alcuni, ogni martedì e venerdì notte la donna cosparge il suo corpo con del semplice olio di oliva reso magico da uno stregone. L’unguento fa sì che la janara possa spiccare il volo ed entrare nelle case, passando attraverso le fessure come una folata di vento.
Le vittime preferite sono i bambini, che terrorizza col suo aspetto orripilante e tortura con i suoi artigli; questi deperiscono giorno dopo giorno e allora si dice che “è stato toccato dalla janara”. In questo caso è necessario correre subito dallo stregone, l’unico capace di guarire le vittime del maleficio. Altre leggende popolari raccontano di neonati ritrovati al mattino sugli armadi o fuori la porta d’ingresso, al freddo o esposti a ogni tipo di pericolo. Gli anziani raccontano anche di come le janare si divertano a rapire i cavalli e farli correre fino allo sfinimento, mentre nelle notti di luna piena intrecciano la coda delle giumente come segnale del loro passaggio.
“La Janara era il simbolo della vita vissuta in armonia con la natura, in sintonia con la madre Terra.”
di Mario De Tommasi
Chi sono, veramente, le streghe? Dove era il noce sotto il quale schiere di donne si recavano da ogni parte del mondo?
Se volessimo partire alla ricerca del fantomatico sito magico, dovremmo fare i conti con uno dei “luoghi-non luoghi” per eccellenza dove la realtà si stratifica in tradizioni generate da sincretismi culturali, conferendo ad esso credenze e simbologie specifiche che non ne hanno annullato l’itinerario complessivo. Andare alla ricerca delle janare equivale a dover ripercorrere il mondo del “femmineo”, tracciare un viaggio della natura nel ciclo vita-morte-rinascita senza dimenticare che “ogni tempo ed ogni cultura hanno una propria immagine della superstizione”. I luoghi vissuti dai popoli sono il risultato della plasmazione culturale che li ha segnati.
La città di Benevento, sorta in una località fluviale e circondata da colli e montagne, è situata in un centro nevralgico dell’Italia centro-meridionale, tanto che gli antichi Romani la fecero attraversare da tre delle arterie viarie più importanti dell’epoca: la via Appia, la via Traiana, la via Latina. Proprio per la sua strategica posizione geografica, è una città fortemente rappresentata da immagini simboliche; infatti, fondata e rifondata molte volte, reca nel suo DNA mitico tracce di molte tradizioni. Tra gli eventi che hanno segnato maggiormente la sua storia, ricordiamo quello che spinse i Romani a mutarne il nome da Maleventum in Beneventum: è da tale episodio che nasce la leggenda della città come luogo delle streghe. È in questo periodo che il motivo del viaggio delle streghe all’albero malefico di Benevento (trasformato dai francescani in noce) diviene uno stereotipo dell’immaginario collettivo.
Ma allora a Benevento esistono veramente le streghe?
Per rispondere a questa domanda bisogna intraprendere un viaggio attraverso le figure femminili e la loro capacità di curare piccoli malesseri, i quali comportano il ricorso ad adeguati rituali terapeutici, a un mondo che fonda i suoi modelli sui miracoli della natura ed è legato a immagini ricorrenti come il sangue, i passaggi e il cerchio. Se la donna, nella sfera privata, è legata al ruolo di moglie e madre, tali aspetti sono talvolta ignorati nella sfera pubblica e sociale. La cultura popolare, la letteratura e l’iconografia la rappresentano con un’immagine diversa conferendole, in alcuni casi, i tratti e le sembianze della strega. Si attribuisce alla donna, ritenuta marginale e misteriosa, la possibilità di controllare e definire una serie di rituali, spesso connessi con il nascere e con il morire.
Una donna che diventa janara (va sottolineato che nel dialetto beneventano non esiste la parola strega) porta con sé tutta la sua valenza negativa, come la consuetudine, quando se ne parla, di evitare di nominarla utilizzando vari aggettivi sostitutivi e, qualora dovesse capitare malauguratamente di farlo, si ricorre a scongiuri pronunciando frasi del tipo “oggi è sabato” oppure “arrasso” (stai lontana). Unico caso in cui la janara ha una connotazione ambivalente, in quanto capace sia di far nascere che di menomare o far morire i bambini, è dato dalla figura della vammana (levatrice), cosa questa rilevata anche in molti dei processi alle streghe effettuati al tempo della Santa Inquisizione.
Sembra assurdo, oggi, credere a queste storie ma, badate bene, le janare esistono e sono intorno a noi. Chi ha l’opportunità di visitare i piccoli comuni del Sannio, scoprirà la Terra delle janare: un luogo con rifugi di montagna dedicati alle famose streghe e colline conosciute col nome di Colle Janara, per ricordare il luogo dove, secondo la credenza popolare, si riunivano le streghe o da dove spiccavano il volo. Si tratta, forse, di un rimedio moderno per tenerle buone?
In fondo, diceva il maestro Peppino De Filippo… “Non è vero, ma ci credo”!
Leggi anche:
“Janua – Museo delle Streghe di Benevento”
Per ulteriori informazioni:
JANUA MUSEO delle Streghe
ENGLISH VERSION
The mysterious Sannio Land of good things, of beautiful things and of… Janare
“And when we anoint ourselves with this ointment, we always say, above the rain and above the wind, carry me to the Benevento walnut tree”
After pronouncing this magic spell, the janara flies to a mysterious place. The appointment is in the shade of a walnut tree, under which the witches gather to perform the rituals of black magic. We are along the Sabato river, in an unknown point in the province of Benevento where on the nights of June 24th, the janaras, evil women or followers of evil, used to meet.
During the Middle Ages, numerous reports of witchcraft sent to the stake thousands of “witches” who, according to the legend, have returned to make future generations pay for the torture they suffered. The details that hand down the folk tales are truly disturbing. It is said that the janaras torture children by terrorizing them with their claws. With babies, they hide them to be found again on the cupboards or outside the entrance door in the cold and exposed to dangers. The janaras also enjoy making the horses run to the point of exhaustion and braiding the tail of the mares as a sign of their passage.
“The Janara is the symbol of life lived, in harmony with mother nature.”
Who are janaras really? Where was the Benevento walnut tree?
The city of Benevento is located in a neuralgic center of central-southern Italy. Due to its strategic geographical position, it is a city strongly represented by symbolic images; in fact, founded and refounded many times, it bears traces of many traditions in its mythical DNA. Among the events that have most marked its history, we remember that which led the Romans to change their name from Maleventum to Beneventum: it is from this episode that the legend of the city was born as a place of witches.
Then again, do witches really exist in Benevento?
Popular culture tends to attribute to the woman two images: the private one – with the role of wife and mother – and the public one – considered marginal and mysterious. The possibility of controlling events often connected with birth and death gave them, in some cases, traits and features of the witch. It seems absurd today to believe in these stories but, mind you, the janaras exist and are around us.
Those who have the opportunity to visit the small towns of the Sannio, will discover the Land of Janare: a place with mountain huts dedicated to the famous witches and hills known as Colle Janara. Is it maybe a modern remedy to keep them good?
After all, said the great Peppino De Filippo… “It’s not true, but I believe it”!