di Davide Vella
Sulle verdi colline che si estendono tra il Tammaro e il Fortore è facile imbattersi in “candide” figure ruminanti che annunciano la loro presenza con il suono del campanaccio: sono mucche di razza Marchigiana, enorme vanto degli allevatori locali.
Facilmente riconoscibili per i loro manti bianchi tendenti al grigio, le corna nere in punta, l’addome molto ampio e gli arti brevi e robusti, la Marchigiana è famosa per essere una delle migliori razze bovine al mondo. Derivante dal ceppo Podolico (un antichissimo gruppo di razze bovine) è considerata tra le più dirette discendenti del bos primigenius – bovino selvatico europeo meglio noto col nome di Uro – giunto in Italia intorno al IV secolo d.C. durante le invasioni barbariche; data la sua grossa mole e grande capacità di resistenza fu scelto inizialmente per svolgere i pesanti e lunghi lavori nei campi.
La vera e propria Marchigiana è nata agli inizi del ‘900 quando gli allevatori delle Marche hanno cominciato a incrociare l’originaria Podolica con la razza Chianina, per ottenere un migliore sviluppo muscolare e un mantello più chiaro, e con quella di razza Romagnola, per abbassare la statura degli animali e renderli più adatti ai lavori agricoli. Solo dal 1928 sono stati fissati i caratteri di quella che oggi è ufficialmente riconosciuta come razza a sé.
I bovini di questa specie trovano il loro habitat naturale nel nostro territorio, caratterizzato da clima mite, aria pulita e incontaminata e vasti terreni boscosi ricchi di acqua e sorgenti, peculiarità che riguardano solo un’area ristretta dell’Italia centrale; non è un caso, quindi, che la Marchigiana venga allevata specialmente nella zona appenninica del Sannio.
Le vacche non sono indicate per la mungitura, in quanto povere di latte, al contrario le loro carni sono eccellenti e magre: la qualità superiore è data dall’ottimo sapore, dall’elevato contenuto proteico e bassi livelli di colesterolo e di acidi grassi saturi. Nel corso dell’anno questa razza assume un ruolo centrale nelle manifestazioni gastronomiche interregionali, come quella organizzata a San Giorgio La Molara, giunta già alla 14^ edizione, dove per più giorni è possibile ammirare, in una mostra di esemplari a Indicazione Geografica Protetta (IGP), la maestosità di svariati capi di bestiame, vincitori di concorsi, e degustare diversi tagli della pregiata carne cucinata in numerosi piatti della tradizione.