La Chiesa di Santa Sofia fu realizzata nel corso dell’VIII secolo per volontà del Duca Arechi II, il sovrano di origine longobarda che volle donare alla cittadina sannita l’aspetto degno di una capitale.

La chiesa doveva essere il monumento nazionale dei Longobardi, intitolato all’Hagia Sophia (la Divina Sapienza di Cristo), come la chiesa di Costantinopoli (Istanbul) fatta costruire dall’imperatore Giustiniano.
L’edificio presenta una facciata molto semplice; è sufficiente, però, superare l’ingresso per capire subito che si è davanti a un monumento unico nel suo genere.

All’interno si è immersi in uno scenario unico, con un ambiente formato da archi, volte e colonne, alcune delle quali sono di epoca romana. Nell’insieme ricorda le tende utilizzate dalle tribù longobarde nel loro lungo viaggiare dal Nord Europa verso il Sud Italia e, allo stesso tempo, crea un bellissimo gioco di luci e ombre che suscita grande suggestione.
Qui, un tempo, c’erano numerosi affreschi che avevano il chiaro obiettivo di narrare episodi biblici. Avvicinandosi all’altare si possono ancora osservare spettacolari pitture che riproducono scene legate alla vita di Cristo e del Battista; realizzati da maestranze orientali, questi capolavori sono una splendida testimonianza della profonda conoscenza che Arechi e la moglie Adelperga possedevano delle Sacre Scritture.

 

Anche la pianta è molto originale: presenta, infatti, un andamento ricurvo sul lato dell’altare mentre, sui muri laterali, disegna la sagoma di una stella.
Dopo il terremoto del 1688, la sua torre campanaria fu ricostruita a una decina di metri di distanza, forse per motivi di sicurezza. Oggi la osserviamo imponente svettare lungo il corso, come a vegliare e proteggere la sua preziosa Sofia.



Puoi trovare questo contenuto nella Guida Turistica del Sannio edizione 2019,alle pagine 18 - 22